1a tappa – Comacchio-Ferrara
La partenza è dal centro di Comacchio, davanti al monumentale settecentesco Ospedale degli Infermi, oggi sede del Museo Delta Antico, che custodisce il carico della nave romana ritrovata nel 1980 nelle paludi vicino all’abitato.
Si salgono bici a mano i gradini del Ponte degli Sbirri (visibile sulla destra il famoso “Trepponti”) per proseguire lungo il canale su via Fogli e svoltare a sinistra per piazzetta Ugo Bassi e piazza XX Settembre, passando accanto al Duomo. Si svolta ancora a sinistra per via Zappata (Municipio) e alla rotonda si imbocca via Spina, seguendola fino al ponte mobile sul Canale Navigabile, che si supera svoltando a sinistra.
Oltre il ponte si gira ancora immediatamente a sinistra per strada Capodistria, che si segue attraversando la bonifica di Valle Pega, fino ad incrociare la strada Canale Pega; si gira a destra poi, all’incrocio con la SP 73, a sinistra. Si prosegue diritti immettendosi nella SP 79 fino ad incontrare a sinistra la Strada Mezzano. In questa zona negli anni ’50, durante lo scavo di un canale di bonifica, sono avvenuti i ritrovamenti della città di Spina, nei campi circondati dalla recinzione collocata dalla Soprintendenza archeologica visibili sulla destra.
Lasciato a destra lo stabilimento idrovoro di Valle Lepri, si procede per circa 13 km sempre lungo la rettilinea Strada Mezzano, ombreggiata da alberature, fino ad incrociare la SP 71, dove si svolta a destra raggiungendo dopo circa 3,5 km il centro di Ostellato.
Da qui in poi si seguono le indicazioni per Ferrara della ciclabile Ferrara-Ostellato.
In piazza della Repubblica (fontana) si imbocca sulla sinistra via Ludovico Ariosto e si prosegue per Strada Isacchina; attraversata la località Libolla, si prosegue per Strada Dianti, si svolta a destra in Strada Imola e, raggiunta la frazione Dogato, ci si immette sulla ciclabile che costeggia la SP 68 fino ad incontrare a sinistra via Ferrara. Attraversata la ferrovia, si prosegue su via Ferrara per circa 2,8 km, raggiungendo San Vito (merita una breve sosta la visita all’antica Pieve di San Vito, risalente al XI secolo), oltrepassando il raccordo autostradale Ferrara-Porto Garibaldi e l’abitato di Rovereto. Subito dopo il Ponte Arzana, si svolta a sinistra su Strada Gambulaga, che sovrappassa di nuovo il raccordo autostradale.
Si procede su questa strada, che diviene poi via Verginese, passando a fianco dei Laghi del Verginese (agriturismo - ristoro) e della Delizia estense del Verginese, fino a raggiungere la frazione di Gambulaga. Nel centro della località, all’incrocio col segnale STOP, si gira a sinistra in direzione Runco. A Runco si supera l’incrocio con la SP 29, proseguendo diritti e prendendo poco oltre a destra la via Arginello e, più avanti, la via Mangarini.
Si arriva così alla Delizia estense di Belriguardo, dove si ritrova la SP 29. Subito dopo l’ingresso della Delizia si imbocca la ciclabile sulla sinistra della provinciale e la si segue nell’attraversamento di Voghiera (percorso un poco tortuoso per evitare la trafficata SP 29).
All’uscita dall’abitato, si incrocia di nuovo la SP 29 e la si attraversa sul passaggio ciclo-pedonale, per imboccare di fronte via Europa verso Voghenza (scavi archeologici di una necropoli romana).
Attraversata Voghenza si ritrova la SP 29, costeggiata da una ciclabile fino a Gualdo, dove si svolta a sinistra per via Martiri della Libertà e, circa un chilometro più avanti, a destra per via Cesare Battisti. Si raggiunge l’incrocio con via Palmirano e si svolta a sinistra, poi a destra in via Prato delle Donne.
All’incrocio con via Casalta si gira a sinistra, si sottopassa nuovamente il raccordo autostradale per Porto Garibaldi e si svolta ancora a sinistra su via Boccale, raggiungendo la frazione Aguscello. Da qui si prosegue a destra per via Ricciarelli poi, all’incrocio con via del Parco, si va a sinistra fino ad arrivare all’incrocio con via San Bartolo, dove si prende il percorso ciclo pedonale che sottopassa la ferrovia sbucando in via Tambroni.
A sinistra per via Tambroni, poi a destra per via De Andrè, si arriva alla rotonda di via Comacchio per imboccare la ciclabile sulla sinistra della stessa via, seguirla fino all’incrocio con via Ravenna e, sempre su ciclabile urbana, raggiungere il ponte sul Po di Volano di via S. Maurelio.
Attraversato il ponte, ci si immette sulla ciclabile che costeggia le mura cittadine fino a raggiungere Porta Paola, uno degli accessi al centro storico.
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da vedere
1. Comacchio - Spina
Comacchio è uno dei centri maggiori del delta del Po, inserito nel perimetro del Parco regionale del Delta Po emiliano-romagnolo. La sua fondazione viene attribuita agli Etruschi, già stanziati nella vicina città di Spina. L'etimologia del nome è incerta (dal greco-latino “cumaculum” = piccola onda; in etrusco "raggruppamento di dossi"). La città, sorta sull'unione di tredici piccole isole create dai cordoni dunosi litoranei formatisi alla foce del Po di Primaro, ha dovuto orientare il proprio sviluppo, sia urbanistico che economico, proprio sull'elemento acqua. Comacchio fu assoggettata al potere dell'Esarcato di Ravenna prima, del Ducato di Ferrara in seguito, per poi tornare a far parte dei territori dello Stato Pontificio.
Dopo un restauro completato nel 2013, il neoclassico Ospedale degli Infermi, eretto tra il 1778 e il 1784 su progetto dell’architetto Antonio Foschini, veneziano di nascita ma ferrarese di adozione, ospita oggi il Museo Delta Antico, incentrato sulle testimonianze dell'antico delta del Po, nella zona in cui sfociava in mare fino al XII secolo il ramo principale dell’Eridano/Po, per secoli snodo di commerci e di civiltà, punto di giunzione tra il mondo adriatico-mediterraneo e l'Europa continentale. In particolare, nel Museo sono illustrate le fasi di epoca classica, la città etrusca di Spina e il mondo romano (una nave romana è stata ritrovata a Comacchio nel 1981 con l'intero suo carico).
La città etrusca di Spina
Spina fu un'importante porto affacciato sul mare Adriatico, uno dei maggiori centri dell’Etruria padana, assieme a Felsina (Bologna) e Kainua (presso l’attuale Marzabotto). Fiorì a partire dal 540 a.C. come emporio che faceva da cerniera tra mondo etrusco e mondo greco, grazie ai collegamenti marittimi che provenivano dall’Ellade. Di questo florido emporio marittimo, descritto dagli autori greci e romani, sembrava essersi persa ogni traccia; solo nel 1922, in modo del tutto casuale, durante le opere di bonifica delle valli di Comacchio comparvero terrecotte e bronzi di magnifica fattura greca che diedero il via ad approfondite ricerche archeologiche. Negli anni 1953-1956, la bonifica di Valle Pega portò alla scoperta dell'area meridionale della necropoli, con ben 3.000 tombe. Tra il 1957 e il 1964, nella Valle del Mezzano fu individuato anche l’abitato.
2. Anse Vallive di Ostellato - Museo del Territorio - Pieve di San Vito
Le Anse Vallive di Ostellato, chiamate anche "Vallette di Ostellato", sono l'unico residuo delle antiche valli che attorniavano il paese, risparmiate dalle ultime bonifiche della Valle del Mezzano e istituite fin dal 1975 come "Oasi di protezione faunistica". Si tratta di un lembo di acqua dolce e terra di circa 200 ettari, situato in zona di pre-parco del Delta del Po, tra due canali, Navigabile e Circondariale, che ne rappresentano i confini naturali, luogo di sosta, svernamento e nidificazione per numerose specie di uccelli.
Il Museo del Territorio,allestito nell’ex fienile di Corte Valle, illustra l’evoluzione della Terra dalle origini dell’Universo fino ai giorni nostri, ripercorrendo le tappe del rapporto tra Uomo e Ambiente. Al piano terra, un allestimento interattivo accompagna il visitatore attraverso l’evoluzione della Terra fino alla formazione della Pianura Padana e ai suoi primi abitanti. Al primo piano è raccontata la storia degli insediamenti umani in queste terre, con una particolare attenzione al periodo etrusco e alla città di Spina, con una scenografia che ne evoca la vita quotidiana.
La Pieve romanica di San Vito venne edificata nel 1027 utilizzando in parte materiale di epoca romana ed era una delle più importanti pievi dipendenti dalla diocesi di Ravenna. Nel XVII secolo, lavori di rifacimento cambiarono totalmente l’aspetto dell'edificio, che fu trasformato in stile barocco, spostando anche la facciata al posto dell’abside. Tra il 1925 ed il 1927 ingenti lavori restituirono alla chiesa l'originaria conformazione romanica, consentendo anche la riapertura della cripta.
3. Delizia del Verginese
La Delizia Estense del Verginese è una delle 19 residenze suburbane od extraurbane degli Estensi chiamate ”delizie”, situata nella frazione Gambulaga di Portomaggiore. Originariamente casale di campagna, il Verginese fu trasformato in residenza ducale nel primo Cinquecento da Alfonso I d’Este e donato a Laura Eustochia Dianti. Si tratta di una villa rettangolare a due piani, costruita in mattoni intonacati di bianco e delimitata ai vertici da quattro torri merlate. È collegata tramite un portico settecentesco ad una cappella privata. Nella parte posteriore si trova un “brolo” (orto-giardino rinascimentale) e una torre colombaia.
4. Delizia di Belriguardo
La Delizia di Belriguardo era la reggia estiva della corte estense, ubicata nel territorio del comune di Voghiera. Costruita nel 1435, è la prima residenza estiva di una signoria in Europa, definita la piccola Versailles degli estensi. L'edificio è sede del Museo civico di Belriguardo. La Delizia di Belriguardo fu voluta dal marchese Niccolò III d'Este e venne utilizzata come residenza estiva di tutta la corte e come villa di rappresentanza. La struttura subì continue rivisitazioni ed ampliamenti nel corso degli anni, ad opera dei successivi duchi di casa d'Este. Vi soggiornò spesso Lucrezia Borgia.
5. Necropoli romana di Voghenza
Voghenza era un insediamento romano, chiamato Vicus Aventinus o Vico Habentia, fulcro amministrativo di vaste proprietà imperiali. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce un'area sepolcrale e monumentale di una certa rilevanza, la Necropoli Romana di Voghenza, databile dalla metà del I secolo d.C. alla metà del III. I materiali ritrovati sono esposti al Museo Civico di Belriguardo.
6. Ferrara
Ferrara è un comune di 132.000 abitanti, capoluogo di provincia, erede di un importante patrimonio culturale del Rinascimento, epoca in cui era capitale di un Ducato indipendente sotto la signoria degli Este. L'UNESCO le ha conferito il titolo di patrimonio mondiale dell'umanità per la prima volta nel 1995 come città del Rinascimento e, successivamente, nel 1999 le ha assegnato un ulteriore riconoscimento per il delta del Po e per le delizie estensi.
Ferrara è una tappa imperdibile per tutti coloro che amano l'arte, la cultura, la natura e la buona cucina.