3a tappa – Bologna-Marzabotto

Per ripercorrere parte del perimetro della città etrusca di Felsina, da Piazza Maggiore si imbocca via dell'Archiginnasio (dove si trova il Museo Civico Archeologico) ed in P.zza Galvani si gira a sinistra su via Farini, poi a destra su via Garibaldi; oltrepassata la Chiesa di San Domenico e il Palazzo dei Tribunali, si volta a destra su via Rubbiani e si giunge sui viali di circonvallazione, a fianco del Serraglio dell’Aposa (manufatto quattrocentesco dotato di griglia che consentiva al torrente di sottopassare le mura cittadine); questo tragitto, infatti, ricalca il corso del torrente Aposa (oggi coperto) che costituiva il lato est del perimetro della città di Felsina.

Si imbocca la tangenziale delle biciclette che corre sullo spartitraffico in mezzo al viale e la si percorre fino a Porta Saragozza, in prossimità della quale sorgeva in epoca etrusca l'acropoli della città, nel luogo dove ora in viale del Risorgimento si trova la sede della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Bologna.

Si prosegue sulla tangenziale delle biciclette fino all'altezza di via Sabotino, dove si incrocia la ciclabile Bologna-Casalecchio di Reno, che si imbocca svoltando a sinistra. Lungo via Sabotino, all'altezza della Caserma Mameli e della chiesa di San Paolo di Ravone (parte absidale), si incrocia il corso del torrente Ravone (ora coperto), che costituiva il confine ovest della città di Felsina.

Attraversata via Sabotino al semaforo di via Vittorio Veneto, la pista prosegue lungo via Valdossola, incrociando via Montefiorino, via Sacco e Vanzetti (dove si affianca al Canale di Reno scoperto) e via della Certosa, caratterizzata dal lungo portico ottocentesco.

A destra è l’ingresso della Certosa monumentale, cimitero di Bologna nel quale, durante i lavori di ampliamento di fine Ottocento, venne ritrovata una importante necropoli etrusca, i cui reperti sono ora custoditi nel Museo Civico Archeologico. A sinistra, una recinzione nel giardino pubblico racchiude i resti delle fondazioni di un complesso rurale di età etrusca, ritrovati nelle vicinanze durante i lavori di realizzazione di un centro commerciale e qui ricollocati.

Si prosegue sempre costeggiando il canale, lasciando a sinistra gli impianti sportivi dello Stadio comunale, oltrepassando via della Barca, attraversando una serie di giardini pubblici fino ad immettersi su via Pio Panfili. Percorso un centinaio di metri, in corrispondenza di un passaggio pedonale, la ciclabile svolta a sinistra e sale al vialetto ciclopedonale Baldo Sauro, che si prende verso destra fino a via Canonica, proseguendo poi sul vialetto Martinez Collado fino all’incrocio regolato da semaforo tra via Cerioli e via Porrettana.

Si attraversa la Porrettana per salire a destra in via Panoramica, passando davanti alla chiesa di San Martino, ed entrare nel Parco comunale della Chiusa (l’antica opera di presa dal fiume delle acque del Canale di Reno).

Si procede sul viale alberato fino ad incrociare una strada asfaltata, la si attraversa entrando nel bosco e svoltando a destra sul sentiero sterrato, che si percorre in discesa fino alla riva del fiume, dove si trova l'opera idraulica rinascimentale della Chiusa di Casalecchio. Da qui si segue il sentiero sterrato lungo la sponda del Reno che risale fino ad una passerella azzurra in ferro, sulla quale si attraversa il fiume.

Si segue il Reno sulla sponda sinistra su strada asfaltata privata, ma aperta a biciclette e pedoni, superando alcuni blocchi dissuasori per le auto, fino ai laghetti del Maglio. Qui si sale sul sentiero sterrato sopra l’argine che delimita i laghetti e si prosegue poi sulla successiva ciclabile, passando a fianco di un vasto invaso irriguo, di stabilimenti industriali e sottopassando la strada di accesso agli stessi (via Pila, seguendo la quale è possibile raggiunge in breve Pontecchio Marconi con la Villa Griffone - Museo Marconi).

Si raggiunge cosi il viale alberato con fondo in ghiaia che porta al quattrocentesco Palazzo de’ Rossi. Attraversato il cortile, si gira a destra, poi subito a sinistra su via Vizzano; circa 300 metri più avanti si svolta ancora a sinistra, per oltrepassare di nuovo il fiume Reno sul ponte carrabile sospeso.

Si procede sempre su via Vizzano, ignorando le deviazioni a sinistra (via Ancognano, delle Ganzole, Mugnano) e sottopassando i viadotti dell’A1 per Firenze, fino a raggiungere, dopo circa 4,5 km, via Ponte Albano, dove si svolta a destra per attraversare ancora il fiume Reno ed entrare in Sasso Marconi.

Superata la ferrovia Bologna-Porretta, si gira a sinistra per seguire via Stazione, che conduce nel centro del paese (Piazza Martiri della Libertà, ristoro, ufficio informazioni, municipio).

Si esce dalla piazza centrale a sinistra per via Porrettana seguendola fino ad incontrare la SS 64; subito prima dell’incrocio, sulla sinistra, una scaletta scende allo stretto e tortuoso sentiero sterrato che sottopassa la statale, gira verso destra costeggiando il Reno, sottopassa la ferrovia e arriva in località Fontana, dove si immette su via Gasparri. Svoltando a sinistra per via Gasparri e via Fontana (a lato del quattrocentesco Palazzo Sanuti), si giunge ad un parcheggio.

Attraversato il parcheggio si svolta a sinistra su via dell’Annunziata, procedendo fino ad incrociare a destra una ciclabile che si percorre fino al termine per imboccare poi, nel campo di fronte, un breve sentiero sterrato e raggiungere la strada asfaltata (via Fiaccacollo) che verso destra conduce ad un distributore di benzina. Svoltando a sinistra ci si immette sulla SS64 Porrettana sulla quale si procede (attenzione, traffico) per poco più di 2,5 km, fino al bivio a sinistra per Lama di Reno.

Si attraversa il ponte sul fiume per salire alla frazione di Panico (Pieve romanica di San Lorenzo) e, sempre proseguendo per via Lama di Reno ed ignorando le varie deviazioni a sinistra, dopo alcuni saliscendi si raggiunge un bivio in discesa sulla destra, che porta ad una passerella pedonale sospesa sul Reno.

Sulla sponda opposta del fiume si scende immediatamente a sinistra per prendere la ciclabile che, attraversando un’area sportiva e un sottopasso ferroviario, porta nell’abitato di Marzabotto. Dal centro del paese ci si immette nella SS64 Porrettana, sulla quale si procede per circa 1 Km (strada trafficata) fino a raggiungere la sede del Museo Archeologico P. Aria.

 

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da vedere

  1. Bologna - Museo Civico Archeologico - Necropoli della Certosa

  2. Casalecchio di Reno - Parco della Chiusa

  3. Pontecchio Marconi - Villa Grifone

  4. Palazzo Rossi

  5. Sasso Marconi

  6. La Fontana - Palazzo Sanuti

  7. Panico - Pieve di San Lorenzo Martire

  8. Marzabotto 

 

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1. Bologna – Museo Civico Archeologico – Necropoli della Certosa
Il Museo Civico Archeologico di Bologna si colloca tra le più importanti raccolte archeologiche italiane ed è altamente rappresentativo della storia locale, dalla preistoria alle epoche Etrusca, Celtica e Romana. La collezione di antichità Egizie è una delle più importanti d'Europa.
Il  Museo ha sede nell'antico “Ospedale della Morte”. Venne aperto nel 1881 con la fusione di due precedenti raccolte: il Museo Universitario, erede della “Stanza delle Antichità” dell'Accademia delle Scienze fondata da Luigi Ferdinando Marsili, e il Museo Comunale, arricchitosi della collezione del pittore Pelagio Palagi ma, soprattutto, dei numerosissimi reperti villanoviani ed etruschi provenienti dalle campagne di scavi condotte proprio negli ultimi decenni dell’Ottocento a Bologna e nel suo territorio.
 Nel 1869, infatti, durante lavori nel cimitero comunale della Certosa di Bologna, venne casualmente scoperta una tomba etrusca. Antonio Zannoni, ingegnere dell’Ufficio tecnico municipale, comprese per primo l’importanza archeologica della zona e si convinse della necessità di esplorarla, dando avvio al primo scavo sistematico di una necropoli a Bologna (Necropoli della Certosa) e all’inizio di una grande stagione di esplorazioni archeologiche. Lungo l’attuale via A. Costa, nella periferia ad ovest della città, venne riscontrata la presenza di una sequenza pressoché ininterrotta di tombe etrusche; un'altra necropoli fu rinvenuta ad est, nell’area dei Giardini Margherita.
Reperti furono trovati anche sulle prime pendici collinari a Porta Saragozza, presso Villa Cassarini, dove ora sorge la Facoltà di Ingegneria; negli anni ’60, in occasione dei lavori di ampliamento dell’edificio universitario, l’individuazione delle strutture murarie di un edificio sacro ha confermato che in questo luogo sorgeva l’acropoli di Felsina.

2. Casalecchio di Reno - Parco della Chiusa
Nel punto di chiusura del bacino montano del fiume Reno, in comune di Casalecchio, si trova una delle più antiche opere di meccanica idraulica del mondo: il manufatto di presa delle acque del Canale di Reno. Le prime testimonianze della realizzazione di una Chiusa a Casalecchio di Reno risalgono intorno all’Anno Mille; nei successivi secoli, sia la Chiusa che il sistema dei canali bolognesi vennero più volte rimodernati e ristrutturati. Uno degli interventi più significativi, che ha dato alla Chiusa la maestosità ancora oggi visibile, si deve al Vignola nel Cinquecento. Quest’opera ha segnato la storia di Bologna per secoli, fornendo acqua alla città e alla campagna, non solo per soddisfare le esigenze degli abitanti e per gli usi irrigui, ma soprattutto come fonte di energia per alimentare i numerosi mulini, per azionare i macchinari della fiorente industria della seta e per rifornire d’acqua il canale Navile, consentendo il trasporto delle merci ai porti dell’Adriatico. La Chiusa, ancora oggi funzionante, nel 2010 è entrata a far parte della lista dell’Unesco dei Patrimoni Messaggeri di una Cultura di Pace.

 3. Pontecchio Marconi - Villa Grifone
Villa Grifone, nella frazione di Pontecchio Marconi, fu la residenza di famiglia dove Guglielmo Marconi passò la maggior parte della sua vita fino alla maggiore età. Proprio qui, nel 1895, compì i suoi primi esperimenti di comunicazioni radio. Alla morte dello scienziato la Villa fu donata dai famigliari alla Fondazione Marconi, costituita nel 1938 per tenere vivo il ricordo storico e scientifico del padre delle radiocomunicazioni.
La Villa ospita il Museo Marconi, dedicato alle origini e agli sviluppi delle radiocomunicazioni.

 4. Palazzo Rossi
Il Palazzo de' Rossi, nei pressi di Pontecchio Marconi, fu commissionato dal ricco mercante parmense Bartolomeo de' Rossi, trasferitosi a Bologna, e realizzato tra il 1482 e il 1485. La dimora, di aspetto feudale, subì nel tempo diversi restauri in particolare nel ‘700 quando fu demolita la torre. Nel 1907-1909 l’architetto Rubbiani restituì al palazzo il suo volto quattrocentesco. Il palazzo è un complesso formato dalla residenza signorile, dalla chiesa e dal borgo, con scuderie, botteghe e mulini, costruito contemporaneamente al castello per la conduzione agricola dei terreni posseduti dai conti Rossi.
Poco a monte del Palazzo, sul fiume Reno, è posta l’opera di presa da cui parte il canale che, in passato, forniva la forza motrice per le macine dei mulini e, in tempi più recenti, per gli impianti industriali del territorio di Pontecchio. 

5. Sasso Marconi
Sasso Marconi è un comune della città metropolitana di Bologna, situato nella prima collina dell'Appennino bolognese. Il paese prende il nome dal Sasso della Glosina, una rupe del Contrafforte pliocenico che domina la confluenza dei fiumi Reno e Setta, e dallo scienziato che in questi luoghi compì i primi esperimenti di radiotrasmissioni. La zona risulta già abitata in epoca etrusca, come evidenziato da diverse tombe, i cui corredi sono raccolti nel museo di Marzabotto. Al periodo romano risale l'imponente opera dell'acquedotto romano sotterraneo che convogliava le acque del Setta fino a Bologna, ancora oggi parzialmente funzionante.

6. La Fontana - Palazzo Sanuti
L'abitato di Fontana, sito sul lato immediatamente a sud della Rupe del Sasso, deve il suo nome alla villa quattrocentesca detta Villa Fontana, conosciuta anche come come Palazzo Sanuti, posta al centro del paese. L'edificio ha un bel cortile dove sorge la fontana che ha dato il nome all'intera borgata.

7. Panico - Pieve di San Lorenzo Martire
La Pieve di San Lorenzo a Panico, frazione di Marzabotto, è uno dei migliori esempi di architettura romanica nel bolognese. La chiesa è nominata nei documenti a partire dal 1030. Costruita con conci squadrati di arenaria, presenta tre navate con presbiterio sopraelevato e ricorda altre chiese costruite dai maestri comacini tra Emilia e Toscana attorno all'XI secolo. Di notevole interesse sono il rosone in facciata, i capitelli delle colonne e l'esterno dell'abside con le caratteristiche decorazioni. Probabilmente fu fatta costruire dai Conti di Panico, il cui castello sorgeva sul vicino sperone roccioso.

8. Marzabotto
Marzabotto è un comune della città metropolitana di Bologna e dell’Unione comuni dell’Appennino bolognese, che si è sviluppato in tempi recenti, dopo i tragici eventi che lo colpirono (assieme ai vicini comuni di Monzuno e Grizzana) durante la seconda guerra mondiale, conosciuti come strage di Marzabotto (o eccidio di Monte Sole).

La città etrusca di Kainua.
Le notizie sull’esistenza di un antica città etrusca presso Marzabotto risalgono al sedicesimo secolo, ma solo verso la metà dell'Ottocento ed in modo abbastanza casuale, durante i lavori di sistemazione del parco della villa di proprietà dei conti Aria, furono scoperte le tracce di un insediamento urbano fondato alla fine del VI sec. a.C., identificato oggi con l’antica Kainua. Negli anni Trenta, la collezione di reperti archeologici e l’area in cui si estendeva la città antica furono ceduti dalla famiglia Aria allo Stato; ma le gravi vicende belliche determinarono purtroppo anche la distruzione del museo appena realizzato.
Oggi, i pochi reperti rimasti della vecchia raccolta, insieme con i risultati degli scavi condotti negli ultimi decenni, sono conservati nel Museo Nazionale Etrusco di Marzabotto - Pompeo Aria. Ma la visita a questo Museo, soprattutto, permette la visione complessiva dell’impianto planimetrico di una città etrusca eccezionalmente ben conservato.

 

                                           

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